Percepirsi la "pecora nera" della famiglia: il modo in cui ci percepiamo condiziona il valore che ci diamo.

Negli incontri con gli adolescenti emerge spesso il tema della confusione mentale rispetto a ciò che amano e quello che vorrebbero fare nella vita.
Spesso ciò che per il genitore rappresenta affiancare il proprio figlio nel percorso che intraprende per scoprire se stesso, dal ragazzo viene interpretato come una limitazione alla propria libertà d'agire.
La sperimentazione, la possibilità di esercitare le proprie azioni con il rischio di sbagliare, è parte dell'apprendimento e dell'esperienza della emancipazione. 
Non c'è ritorno se non c'è il viaggio, e non c'è viaggio senza una partenza. 

Quanto più ci allontaniamo dall'immagine (proiezione) del genitore su di noi, tanto più ci vediamo come "la pecora nera". 

In ogni famiglia c'è chi riveste il ruolo della "pecora nera": chi si allontana dalle tradizioni famigliari, chi si oppone alle regole dell'autorità, chi segue altre strade da quelle famigliari, chi recide il cordone ombelicale di netto. 

E SE QUELLA DELLA PECORA NERA FOSSE LA METAFORA SBAGLIATA? 

Quando si arriva in terapia, lo si fa con il senso di colpa di chi indossa l'abito del "traditore", quando forse è stato lui il primo a sentirsi "esiliato" dalla famiglia.
Immaginate una pecora nera e fate delle libere associazioni. Che parole vi vengono in mente? Di certo svalutanti, di inferiorità, di diversità. 

Ma se vi dicessi che la pecora nera invece è UN RIVOLUZIONARIO? 
Associate ora le parole a questa figura. 
Cosa avvertite in voi? Cambia la percezione di voi stessi? 

Com'è dirsi che siete l'alba di un cambiamento? 
Che da oggi le regole per la vostra vita le scrivete voi? 
Vi auguro di essere la rivoluzione di cui avete bisogno.



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