"Punto al massimo, perché dovrei accontentarmi?" : l'orientamento al potere

I comportamenti sono innescati da motivazioni spesso inconsce, il risultato di diversi fattori interconnessi che spingono il soggetto all’azione. 
Quando riflettiamo sulle dinamiche che muovono i nostri atteggiamenti e quelli altrui sul luogo di lavoro, stiamo dando per scontato che tutti siano spinti dalle stesse motivazioni per raggiungere gli stessi obiettivi.
McClelland ha isolato tre aree motivazionali dominanti: l’affiliazione, il successo e il potere.
Il bisogno di potere consiste nell’aspirazione ad occupare posizioni di comando, ad avere il controllo sui tempi, le modalità, le persone, o a possedere oggetti che indichino simbolicamente una posizione sociale superiore, attribuendogli uno “status” sociale. 
Si sentono rassicurati nell’avere intorno persone che non minaccino lo status di prevaricazione, accettando la posizione di dipendenza e coloro che gli riconoscano le loro capacità. 
Nella realtà, incontreremo spesso leader che si pongono con dovuta cortesia e gentilezza verso chi è mosso dall’ affiliazione, poiché non desterà problemi ad accettare la sottomissione se l’aspetto di armonia sarà mantenuta; ed elargiscono apprezzamenti e gratificazioni a chi è alla ricerca di successo, concedendogli qualche premio di tanto in tanto ma senza eccedere, per non alimentare in lui un bisogno di potere che minaccerebbe il proprio status.
In ambito clinico, conoscere la motivazione e i gli obiettivi del paziente è utile per guidarlo verso la realizzazione di ciò che sceglie di essere e in cui applicarsi, orientandolo tra le varie offerte e indagando le sue risorse.


Commenti